mercoledì 17 dicembre 2014

DESCOLARIZZAZIONE DELL'OBBLIGO

La “scuola dell’obbligo” è stata istituita, in Italia, dalla Sinistra Storica in seguito all’applicazione della Legge Coppino nel 1877, subito dopo l’unità d’Italia. Questa norma rendeva obbligatoria la scolarizzazione del popolo e sanciva appunto il dovere di assolvere agli obblighi scolastici. La scuola fu resa gratuita e il livello di analfabetismo iniziò a ridursi o, meglio detto, la conoscenza della nuova lingua imposta per tutti, l’italiano, aumentò. L’Italia era appena fatta ora toccava fare gli italiani e la scuola di Stato serviva proprio a tale scopo.


Che ci sia riuscita oppure no questo è tutto da vedere ma, senza dubbio, è un’istituzione che negli anni si è sempre caratterizzata più o meno allo stesso modo: cambiano i cicli, si modificano le materie ma la struttura ottocentesca è assolutamente intatta e, oserei dire, intangibile. L’insegnate insegna, l’alunno apprende; l’adulto impartisce informazioni, il fanciullo le fa proprie; il docente pieno di sapere riempie il discente che è un vaso vuoto; il maestro è in cattedra, in alto, e l’alunno in fila con gli altri in basso; dall’alto si insegnano i fondamenti delle discipline e dal basso si deve imparare e poi si viene giudicati; chi sta in cattedra ha il potere e il fanciullo deve accettare, modestamente, la valutazione che gli viene data.

Ma qual è il motivo per cui tale sistema obbligatorio di istruzione dal quale tutti noi siamo passati è rimasto intatto fino ad oggi? La risposta, a mio modo di vedere, è ben riassunta in una citazione del filosofo austriaco Ivan Illich secondo cui “la scuola è l'agenzia pubblicitaria che ti fa credere di avere bisogno della società così com'è”. Tale istituzione, infatti, non serve che a creare una schiera di soldatini addomesticati e asserviti al sistema ed è funzionale alla trasmissione dei valori di una società capitalista divisa in classi.

Impari ad obbedire al padrone [l’insegnante] e a competere con i tuoi pari [gli altri studenti] per ottenere una posizione migliore [il voto] all’interno dell’ambiente in cui lavori o il contesto in cui vivi; posizione che non ha alcun valore reale ma che ti hanno fatto credere essere tutto. Competizione invece che cooperazione, indottrinamento invece che pensiero creativo, asservimento invece che collaborazione: tutti ingredienti necessari per far funzionare bene l’attuale mondo in cui viviamo nel quale ci sembra di essere illuminati perché abbiamo due lauree ciascuno e, invece, non ci rendiamo conto che il più delle volte siamo solo schiavi inconsapevoli di servire. La scuola serve a farci credere, e ci riesce benissimo, che la storia sia già finita, che l’organizzazione sociale nella quale viviamo è santa e non potrà mai essere cambiata che quello che c’è è e sarà per sempre immutabile e ci accompagna ad accettarlo con buona educazione sin da quando ci obbligano a sei anni a metterci in fila dietro a squallidi banchi grigi.


Ecco perché il pensiero libertario si oppone alla scuola e alla scolarizzazione obbligatoria di massa. Esso mira a che ogni uomo possa sviluppare prima di tutto il suo pensiero performativo in grado di criticare l’esistente e modificarlo, capace di creare il nuovo e rivoluzionare lo status quo. Uno dei primi a pensarla in questo modo fu Lev Tolstoj il quale sosteneva che”i metodi educativi castravano l'intelligenza dei bambini anziché stimolarla” e da questi ideali sono nate numerose esperienze di scuole libertarie tutt’oggi esistenti con lo scopo dichiarato di voler fare scuola da sé per sottrarne il monopolio allo Stato. Lo stesso Ivan Illich fu uno dei più forti sostenitori della descolarizzazione con l’obiettivo di eliminare il problema dalla sua origine cancellando la scuola statale dell’obbligo privilegiando un approccio educativo più individuale (non rivolto ad una moltitudine indifferenziata) e non professionale.

L'istruzione andrebbe dunque affidata allo studente e al genitore o tutore, di modo che venga eliminato conseguentemente l'obbligo di frequenza e si ritorni ad un insegnamento che miri alla cultura della persona in modo conviviale, senza influenze di interessi basati sul mercato, sulla produzione e sul consumo. Senza l'utilizzo di professionisti, perlopiù disinteressati al risultato ottenuto dagli studenti, e senza discriminazioni per l'accesso a ogni tipo di studio. Ottenendo dunque una relazioneconviviale e non economica tra allievo e maestro, relazione che comunque darebbe vantaggio ad entrambi.” (W)


V.P. 


martedì 16 dicembre 2014

Terza Guerra Mondiale alle porte: via libera degli USA a invio armi letali in Ucraina


Washington non sembra interessata alla de-escalation del conflitto ucraino Ancora una volta nel silenzio dei media americani e occidentali, entrambe le Camere del Congresso statunitense hanno adottato l’Ucraina Freedom Support Act del 2014 che autorizza a "fornire assistenza letale all’esercito dell'Ucraina” per un valore fino a 350 milioni di dollari e minaccia l’imposizione di sanzioni al settore energetico russo. Il disegno di legge, a cui manca ancora la firma del presidente Barack Obama, invita il presidente americano ad adottare sanzioni contro Rosoboronexport, l'agenzia statale che promuove le esportazioni di difesa e commercio di armi russe e Gazprom (GAZP), la più grande compagnia russa, se la società dovesse tagliare le forniture ai paesi europei membri della NATO o paesi come Ucraina, Georgia e Moldavia che gli Usa definiscono “i più importanti alleati degli USA tra gli Stati che non sono membri della NATO”. 

 Ma mentre si può discutere se sanzioni supplementari danneggeranno ulteriormente l'economia russa che è già compromessa a causa del crollo del rublo, la chiara escalation è che a differenza di prima, quando Washington si era limitata - almeno sulla carta - all'assistenza non letale all’Ucraina, ora gli Stati Uniti si stanno preparando per l'invio di armi, e potenzialmente, anche di "consiglieri militari. "Sulla carta" perché alla fine di novembre il gruppo di hackers ucraino CyberBerkut ha avuto accesso ai documenti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti relativi agli aiuti militari al governo di Kiev. 

La fornitura di armi è stata approvata dal presidente Obama. E come è accaduto per tutta la durata della seconda guerra fredda, qualsiasi azione da parte degli Stati Uniti ha prontamente incontrato una reazione altrettanto provocatoria da parte della Russia. In questo caso, Mikhail Yemelyanov, un membro del partito Fair Russia ha detto che la decisione del Senato americano di armare il regime di Kiev dovrebbe indurre la Russia a rispondere con "misure adeguate", come ad esempio la distribuzione preventiva di forze militari in territorio ucraino prima che “l'Ucraina si armi e diventi veramente pericolosa”. Yemelyanov ha anche osservato che a suo parere la decisione del Senato degli Stati Uniti di armare l'Ucraina rivela che Washington non è interessata alla de-escalation del conflitto ucraino. 


Gli Stati Uniti, ha proseguito il deputato, stanno cercando di trasformare l'Ucraina in una sorta di "militante internazionale che prende di mira la Federazione russa". "In pochi anni l'Ucraina si trasformerà in un paese povero e affamato con un governo anti-russo, che insegnerà alla sua popolazione ad odiare la Russia. Saranno armati fino ai denti e la riluttanza dell'Ucraina e degli Stati Uniti a riconoscere la Federazione russa nei suoi confini attuali potrebbe provocare conflitti”. In altre parole, oltre alla crisi energetica globale, che è in procinto di portare le nazioni esportatrici di petrolio in uno stato di shock, il conflitto in Ucraina è nuovamente pronto ad infiammarsi, con la Russia pronta a ricreare lo scenario che ha condotto all’annessione della Crimea. 

 Questo significa che quella che era una guerra civile fredda per procura in Ucraina orientale tra le truppe della NATO e ucraine e i separatisti e le milizie locali armate dalla Russia sta per degenerare in qualcosa di più grande? E per finire..nell’ultima parte dell’Ucraina Freedom Support Act si invita “il Presidente del Broadcasting Board of Governors a presentare al Congresso un piano per aumentare la quantità di trasmissioni in lingua russa nei paesi dell'ex Unione Sovietica, al fine di contrastare la propaganda della Federazione Russa. In Ucraina, Georgia, Moldova, si legge, bisogna dare priorità alla diffusione di Voice of America (VOA) e Radio Free Europe / Radio Liberty”.

mercoledì 10 dicembre 2014

Il Nazismo è vivo e vegeto e abita in Europa! [VIDEO]

   In Ucraina a scuola gli studenti mangiano dolci chiamati "sangue di bambino russo" e torte dal nome "carri armati su Mosca", il tutto in una festa per raccogliere fondi per nuove divise militari da donare all'esercito di Kiev. Le riprese sono state trasmesse da una TV ucraina! Questo è il paese che l'Europa sta per accogliere tra le sue fila, questo il governo appoggiato da noi e dagli altri stati membri contro la Russia. 
   La realtà è che l'ucraina è un esperimento ben riuscito di almeno due cose: 
1. La gente può abbracciare il nazismo ancora oggi e con estrema facilità (vedi la società ucraina in questo periodo); 
2. Tutti i cittadini europei, o almeno la maggior parte, credono in massa alle menzogne della TV e dei giornali, si può quindi ancora creare un'opinione pubblica distorta a tavolino; 
   Tutto questo non è che la riprova della dittatura che sta già emergendo in Europa e della propaganda pro-bellica che ci stanno propinando da anni. 
   Prepariamoci al peggio o apriamo gli occhi. Buona visione:

venerdì 5 dicembre 2014

JOBS ACT: per Natale in regalo sfruttamento e schiavitù.

  Dobbiamo ringraziare il nostro Presidente del Consiglio per il bellissimo regalo di Natale che ci ha fatto: il Jobs Act. Con un bel nome inglese, che rende il pacchetto ancora più accattivante, il caro Renzi ci fa trovare sotto l’albero un bel contratto a tempo indeterminato per tutti. Sì, perché adesso diventerà più vantaggioso per l’azienda assumere i giovani per sempre piuttosto che fare loro quei contrattini da tre o sei mesi tanto angoscianti! Che bello! Finalmente anche io potrò accedere ad un mutuo e comprarmi una capanna dove morire da vecchio quando non avrò la pensione e la capacità di pagarmi un affitto; che meraviglia!! Adesso posso anche andare a letto tranquillo certo del mio bel posto di lavoro fisso che mi aspetta l’indomani. Una figata insomma!!
  
Ma c’è di più. Il contratto dell’amico Renzi è addirittura a tutele crescenti: chi sa a quali meravigliose coperture potrò accedere tra due, tre o quattro anni. Non gli bastava regalarci un bell’indeterminato normale, il nostro Presidente è di sinistra ed è attento ai bisogni dei lavoratori e , infatti, oltre al posto fisso adesso avremo anche condizioni sempre migliori nel corso della nostra carriera. Meno male! Il mio datore di lavoro non potrà più licenziarmi e io potrò smettere di fargli da schiavo leccandogli il culo da mattina a sera, finalmente lavorerò normalmente le mie otto ore e non sarò più obbligato a farne dodici per paura che, scaduto il contratto, mi mandi a casa. Un bel sospiro di sollievo e posso cominciare a fare progetti con la mia compagna, sposarmi, figli, casa… 

    
Ma aspetta un attimo, siamo proprio sicuri che sia proprio vero? La risposta è no, non è cosi che stanno le cose. Il posto è si indeterminato ma di fisso c’è solo la precarietà che si estende non più fino al prossimo rinnovo ma per sempre. Nella riforma il rottamatore ha buttato nel cesso l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Com’è che lo chiama lui? “totem ideologico di altri tempi”. Sì, un totem che i nostri predecessori avevano conquistato col sangue e adesso, in barba alla storia, lui cancella con una fiducia chiesta ad un parlamento che, vorrei ricordare, è illegittimo! Non solo non potrò dormire tranquillo pensando al mio lavoro ma dovrò per sempre continuare a leccare il culo, a fare dodici ore, a chinare il capo per paura di essere licenziato e adesso possono farlo senza alcun motivo. E basta con la minchiata che per motivi discriminatori non si può buttar fuori un lavoratore perché a dimostrarlo tocca al poveraccio con i suoi soldi e non ci riuscirà mai per evidente carenza di mezzi “$”. Il lavoro diventa quindi per tutti sfruttamento e schiavitù, perché non può più essere chiamato “lavoro” se non si hanno tutele: provate voi a chiedere le ferie al vostro capo, ad ammalarvi di tumore o a restare incinta? Certo, sono ancora tutti diritti riconosciuti ma se l’azienda può buttarvi fuori in ogni momento il ricatto è bello che pronto e questi “diritti” si trasformano in anche meno di niente.


   Tutto questo poi è solo l’inizio. Arriveranno altre norme e lentamente ma inesorabilmente perderemo tutto quel poco si dignità che ci è rimasta. La sinistra di Renzi fa peggio della destra di Berlusconi, gli altri si tirano per i capelli a vicenda e i fascisti crescono a vista d’occhio. Buon Natale e mentre scartate i regali vi auguro di trovare dentro il pacchetto tanta forza di volontà per ribellarvi tutti perché l’unica soluzione è e sarà sempre solamente la rivoluzione!

V.P.