sabato 27 aprile 2013

Potremmo tornare umani, se solo lo volessimo.


                                                                                             Chi siamo oggi?
Non so se possiamo definirci umani, se sappiamo ancora cosa voglia dire questa parola, cosa sia l’umanità. Forse se ci guardassimo dall’alto, sotto un’altra forma, da un diverso punto di vista, distaccato, inizieremmo a vedere veramente la nostra condizione reale. Vedremmo tanti piccoli esseri animati che ogni giorno si spostano freneticamente in tutto il mondo; di notte osserveremmo le luci delle città brillare in un continuo movimento, senza mai fermarsi, e lo spettacolo sarebbe grande, affascinante. Forse avremmo una certa curiosità e scopriremmo che gli esseri che abitano in questo piccolo mondo non si fermano mai; non capiamo bene il perché ma spesso si muovono in quello che ci appare uno spostamento ripetitivo senza senso: viaggiano avanti e dietro attraversando continenti interi, per mare o per terra, fanno giravolte su se stessi e ogni giorno percorrono le stesse vie, gli stessi giri alienanti che li conducono sempre negli stessi posti. Sembra una danza alienante, una sorta di rito religioso per raggiungere l’estasi. Questi esseri sono gli umani, cosi si sono chiamati, il nome l’hanno scelto loro per distinguersi dagli animali e per distaccare il fatto che essi possiedono la coscienza e la capacità di interrogarsi su se stessi e sul mondo, sono consapevoli di esistere e per questo si sono chiamati “uomini”. Forse è proprio in ragione di ciò che scelgono quotidianamente di alienarsi, forse non sopportano il loro sapere, la loro consapevolezza; forse è troppo duro per loro sopportare la realtà che hanno capito, la morte alla quale sanno di dover arrivare. Hanno scelto di cancellare la loro sapienza, di rigurgitare quel pezzo di mela mangiato nell’Eden che aveva dato loro la conoscenza. 
Si sono dati continuamente nuovi dei per allontanare da essi stessi la responsabilità di pensare attribuendo tutto a magiche entità divine invisibili e oggi, come sempre, hanno il loro dio che seguono cecamente senza più bisogno di pensarci, senza più bisogno di sceglierlo, senza più la consapevolezza che lo stanno facendo. Il lodo dio attuale è il liberismo: è talmente potente che molti di essi non conoscono nemmeno il suo nome né le sue norme; non le sanno eppure le applicano alla lettera ogni giorno così volenterosamente da risultare più o meno tutti perfetti fedeli devoti. Il loro volteggiare per il mondo, il loro costante perpetuare la routine di schiavitù nella quale si sono messi è un atto cosi naturale che non ha più bisogno del pensiero. Gli umani forse ci sono riusciti; sono riusciti a non esserlo più. Avevano troppo paura della realtà per poterla continuare a vedere, avevano troppo timore della morte per guardarla in faccia e invidiavano gli animali che non sanno, che non capiscono, che agiscono per l’istinto fino alla fine dei loro giorni senza sapere che hanno vissuto una vita, senza aver saputo mai che “sono stati” che “erano”. Il liberismo ha risolto tutta questa paura, ci ha tolto la conoscenza… ha riformato l’Eden dove l’essere non ancora umano non era consapevole di se stesso.
Sapremo tornare umani? Solo se ci ricorderemo che lo siamo e che lo siamo sempre stati; solo se decideremo di ricominciare a pensare, se fermeremo le nostre giravolte inutili, se arrestassimo per un attimo questa frenetica corsa quotidiana e aprissimo gli occhi. Possiamo risvegliarci e sovvertire questo dio potente e maligno che abita dentro noi stessi.. Il liberismo oggi si può abbattere abbattendo il suo potere dentro di noi e cosi facendo potremmo abbattere ogni altro dio che, dietro l’angolo, aspetta la paura degli umani per fagocitarli in un altro abbraccio di inconsapevole follia. 

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