sabato 30 marzo 2013

Poter dire liberamente: in Parlmento siedono delle Troie

   Come sappiamo a Battiato è stato revocato l'incarico di assessore al Turismo della Regione Sicilia dal presidente Crocetta per aver definito "troie" i parlamentari italiani. L'artista ha detto queste parole ad un incontro istituzionale nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles e subito si è levato lo sdegno di tutti i benpensanti del bel paese che si sono sentiti offesi dalle parole dell'assessore. La presidente della Camera Boldrini si è apprestata a definirlo volgare e addirittura ha lanciato l'accusa contro Battiato di oltraggio dicendo chiaramente che le critiche alla politica e alle istituzioni non devono mai superare quel limite. Bene, siamo di nuovo da
vanti al tentativo estremo della borghesia di pulirsi la faccia con le buone maniere e con quella che loro definiscono educazione scandalizzandosi se qualcuno alza ogni tanto un po' la voce dicendo cose che, oltretutto, non possono essere smentite essendo la verità! Come quando si è detto, durante la campagna elettorale, che Beppe Grillo con le sue urla non sarebbe andato molto lontano, che sapeva solo insultare e che non conosceva altro modo che quello dell'insulto per esprimere le sue idee che, ovviamente, secondo questi bene educati borghesi, sono niente altro che una protesta priva di contenuti. Ebbene le urla di Grillo e le presunte offese di Battiato sarebbero da censurare, da bandire dal dibattito, da spazzare via con decisione. Niente di più sbagliato e sopratutto niente di più inutile. Il presidente Crocette avrà potuto pure, sbagliando, cacciare Battiato ma quello che non potrà fare è far cambiare idea a milioni di italiani che, da molto prima che lo dicesse l'artista in questione, pensano che in parlamento siedano delle grasse troie pronte a tutto pur di mantenere i loro culi appoggiati su quelle sedie vellutate. Sono queste che vanno bandite, le troie appunto, e non si parla solo delle donne parlamentari e di quel tipo di prostituzione (che pure c'è nel parlamento!), ma dell'atteggiamento puttanesco con cui questi nominati leccano il culo ai loro padroni (segretari e capi di partito) pur di compiacerli per non restare mai esclusi dai giochi e non perdere, quindi, il loro bel posto. Questo processo di pulizia è già iniziato e non credo proprio che si fermerà. 
   Per quanto i benpensanti si sforzeranno di mantenere, a loro favore, il dibattito pubblico su temi inutili oscurando e condannando ogni vera voce di dissenso, il popolo stremato riuscirà comunque a vedere al di là della propaganda dei media. Ci siamo rotti i coglioni e vogliamo poterlo dire apertamente, senza vergogna e senza limiti; ci sentiamo oltraggiati dal Parlamento, dai Governi e dalle Istituzioni e vogliamo poter dire che sono delle puttane perché non sono loro che devono essere protetti da noi popolo ma saremmo noi a dover essere salvati da loro e dalla loro fame insaziabile di potere e di denaro. Quindi sì, Battiato ha detto la verità e per questo è stato cacciato: perché ha causato scandalo nelle testoline dei "per bene". E' tutta qui la chiave, la verità fa scandalo e va censurata! Questo è quello che è successo in questa vicenda infelice. 
   Per questo mi unisco all'appello di Fo e altri venti intellettuali che hanno scritto al presidente della Regione Sicilia per esprimere il loro rammarico per l'esclusione di Franco Battiato dalla sua Giunta. Cacciare lui è significato cacciare una persona che ha osato semplicemente dire la verità senza mezzi termini.
Viva Battiato!












martedì 26 marzo 2013

VIDEO. BOLOGNA, 23/03/2013 Campagna Scuola Pubblica


BOLOGNA, Comitato art.33. Al via la campagna referendaria per la Scuola Pubblica


Comitato art. 33

Il referendum

BREVE STORIA
La proposta di referendum consultivo cittadino presentata dal Comitato referendario “Nuovo Comitato Articolo 33″ è stata giudicata ammissibile dai garanti del Comune di Bologna il 24 luglio 2012. Perché il referendum potesse essere indetto, era necessario raccogliere almeno 9mila firme in tre mesi.
Il lancio della raccolta firme è avvenuto il 7 settembre. Il 5 dicembre abbiamo consegnato al Comune le firme di 13.500 cittadini, il 50% in più del necessario.
Il referendum è consultivo e non è richiesto un quorum per essere valido. Pertanto per favorire la partecipazione e ridurre i costi abbiamo chiesto che venisse indetto in concomitanza delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013.
Il sindaco non ha accolto la nostra richiesta di buon senso e ha indetto il referendum per il 26 maggio 2013.
IL QUESITO
Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia?
a) utilizzarle per le scuole comunali e statali
b) utilizzarle per le scuole paritarie private
L’ABC DEI PERCHE’
Per la scuola pubblica. E’ la scuola di tutti, laica e gratuita. Forma il cittadino democratico. Subisce tagli feroci. Intanto i finanziamenti alla scuola privata paritaria crescono o rimangono inalterati.
Per i diritti. Quest’anno a Bologna più di 300 bambini sono rimasti esclusi dalla scuola pubblica, che è un diritto costituzionale, per mancanza di posti e risorse. Saranno costretti a frequentare una scuola dell’infanzia privata, a pagarne la retta e a sottoscrivere un progetto educativo che non condividono (nel 99% dei casi confessionale). E l’anno prossimo quanti saranno gli esclusi dalla scuola pubblica?
Per la democrazia. Bologna è stata un modello della scuola dell’infanzia pubblica. E oggi? Il diritto alla scuola pubblica è una questione di democrazia. Riorientare la bussola della politica spetta ai cittadini. Il tuo voto è una scelta di democrazia e di partecipazione.
I PROMOTORI DEL REFERENDUM
Il Comitato promotore è composto da 400 cittadini. Inoltre i seguenti soggetti collettivi hanno un ruolo promotore dell’iniziativa referendaria del Nuovo Comitato Articolo 33:
I SOSTENITORI DEL REFERENDUM
I soggetti collettivi possono comunicarci la loro adesione ufficiale all’iniziativa con una mail anuovocomitatoarticolo33@gmail.com
Ci hanno finora fatto pervenire la loro adesione:
  • Alleanza Lavoro Beni comuni Ambiente
  • Assemblea delle Scuole di Bologna e provincia
  • Associazione nazionale Per la Scuola della Repubblica
  • Bartleby
  • Circolo de Il Manifesto di Bologna
  • Comitato Acqua Bene Comune
  • Comitato No People Mover
  • Coordinamento Nazionale per la scuola della Costituzione
  • Educatrici ed educatori contro i tagli
  • GenerazioneTQ
  • Il Bolognino
  • Italia Dei Valori
  • Movimento 5 Stelle
  • Noa – Cultura bene comune
  • Partito Comunista dei Lavoratori
  • Partito dei Comunisti Italiani
  • Partito della Rifondazione Comunista
  • Radio Città Fujiko
  • Resistenze Internazionali – Giovani Contro il Capitalismo
  • Rete dei Comunisti Bologna
  • Sinistra Ecologia e Libertà
  • Una nuova primavera per la scuola pubblica
  • Verdi, ecologisti e reti civiche
  • L’area programmatica congressuale “La CGIL che vogliamo” Bologna
CONTATTI
Sito http://referendum.articolo33.org/
Mail nuovocomitatoarticolo33@gmail.com
Facebook http://www.facebook.com/referendum.articolo33

Morire di omofobia

Quando facevo le medie alcuni miei compagni di classe mi prendevano in giro perché sono gay... ad esempio ricordo che mi attaccavano cartelli con scritto "frocio di merda" dietro la schiena e che mi deridevano dicendomi ad esempio frasi del tipo "a te non ti vorrà mai nessuno perché fai schifo"... al campeggio d'estate mi prendevano in giro, i colleghi di lavoro di mio padre mi prendevano in giro e i professori dicevano ai colloqui ai miei genitori che io ero innamorato di un mio compagno di classe facendomi vergognare come mai in vita mia. Quando sono diventato più grande i frati francescani che frequentavo mi dicevano che ero malato, ma che Dio poteva guarirmi con la grazia... se mi impegnavo, e se "mortificavo la carne" Dio mi avrebbe guarito da questo peccato mortale.. ovviamente Dio ti ama, mi dicevano! 
Per fortuna io non ho subito maltrattamenti fisici o umiliazioni che non ho saputo o potuto reggere... ho superato tutto questo e anche la solitudine profonda di maggior parte della mia vita fino a qualche anno fa... ho superato tutto questo e mi sono rivelato a me stesso prima di tutto e al mondo poi... Adesso amo e sono amato, mi amo e mi amano... quelli che mi disprezzano perché gay (e se anche non me lo dicono in faccia so che ce ne sono tanti e poi tanti) non hanno nulla più a cui aggrapparsi che la loro stessa ignoranza perché io li guardo con la stessa faccia di pena con cui tanti mi hanno guardato nella vita e gli insulti non hanno più potere su di me... Ho scritto tutto questo perché la storia del ragazzo che si è suicidato pochi giorni fa per colpa dell'omofobia dell'ambiente scolastico (prof compresi!!!) mi ha fatto davvero molto male.. avrei potuto essere io al suo posto tanti anni fa, quando piangevo nel silenzio della mia stanza da letto e quando mi sentivo solo di una solitudine che mi sembrava incolmabile. Quello che voglio dire è che NESSUNO MAI PIU PUO MORIRE DI OMOFOBIA... è ora di finirla, adesso!! Lo sforzo lo dobbiamo fare noi, quelli che si sono fatti la corazza... dobbiamo uscire allo scoperto tutti e in tutti i luoghi: a casa, a lavoro, in chiesa, in politica, ovunque... solo cosi l'omofobia verrà schiacciata dalla conoscenza... non basta dichiararsi dobbiamo educare gli altri.. scusate il sermone per chi l'ha letto. un bacio a tutti. Valentino 

http://www.lettera43.it/cronaca/roma-deriso-perche-gay-15enne-si-suicida_4367573502.htm

lunedì 25 marzo 2013

Il dominio e il controllo ci distruggeranno

Il dominio e il controllo sono le due più grandi illusioni dell'uomo moderno. Noi crediamo di poter controllare tutto e di riuscire a dominare le cose che succedono. Niente di tutto ciò è vero! La smania di possesso che si è trasformata in una malattia globale collettiva ci ha resi famelici di mondo: stiamo divorando ogni cosa; consumiamo tutto, dalle merci feticcio fino ai nostri rapporti umani e perfino noi stessi; scaviamo ed estraiamo, produciamo e continuiamo a produrre cose inutili per la sola mania del possesso. Il bello è che tutti noi crediamo di controllare questo processo: ci basta non farci troppe domande e continuare a girare in questa giostra che non si ferma mai e va sempre più veloce. Ma adesso c'è questa "crisi", questo ritorcersi su se stessa della nostra società "perfetta", che non è altro che l'inizio di un processo che non finirà ma che porterà, speriamo, gli uomini a rendersi conto che il loro dominio non esiste più e, sopratutto, non è mai esistito. Quello che ci siamo dimenticati è forse quello che sapevano già i nostri antenati preistorici, quello che probabilmente possiamo raggiungere solo attraverso l'istinto, la consapevolezza, cioè, che noi esseri umani siamo parte della natura ed essa è parte di noi e dobbiamo vivere con essa e non su di essa. Abbiamo creduto che la nostra civiltà fosse la più evoluta e ci siamo dimenticati che gli uomini delle tribù riescono a capire l'universo senza bisogno di telescopi; ci siamo illusi che il nostro mondo fatto di solo mercato bastasse e invece abbiamo perso le capacità fondamentali per la sopravvivenza come saper coltivare la terra o allevare gli animali. L'impoverimento che stiamo subendo potrebbe farci riscoprire l'essenziale, potrebbe farci aprire gli occhi e finalmente lasciarci vedere il mondo per quello che è. Un mondo dove c'è tanta libertà che noi abbiamo venduto all'economia, un mondo dove c'è tanto per tutti e che noi abbiamo consumato talmente da lasciare popoli interi affamati, un mondo dove poter stare in pace senza confini e senza distinzioni: solo uomini e donne, cittadini della terra. Se questa crisi porterà gli uomini a risvegliarsi dal torpore, ad uscire dai loro loculi dalle città gabbie, allora potrà cominciare la vera rivoluzione dell'umanità; inizierà una nuova storia dove il vecchio verrà spazzato via lasciando spazio all'armonia che già è intorno a noi sapendola cogliere.
L'unica cosa che dobbiamo fare, ora, senza perdere tempo, è rinunciare all'illusione del nostro dominio, al nostro tentativo spasmodico di controllo delle cose e della vita e lasciarci invece trasportare da essa nella più completa libertà. Altrimenti il dominio e il controllo ci distruggeranno.

domenica 24 marzo 2013

UNA PROBABILE MORTE DEL CAPITALISMO NON SARA’ INDOLORE



In questo periodo di estrema crisi del capitalismo, ci sono molte persone di estrema sinistra che vedono vicina una rivoluzione che spazzerà via la proprietà privata e la democrazia borghese cause di tutti i mali.  Queste persone sono prive di immaginazione e non hanno imparato nulla dalla storia.
Se si aspettano una vittoria comunista dopo la rivoluzione, dovrebbero riflettere sul precedente storico della Germania dopo la guerra del 14/18.  La Germania degli anni Venti del ‘900 aveva tutte le condizioni sociali pre-rivoluzionarie per diventare una società comunista. Era un Paese super industrializzato (Marx prevedeva la nascita del comunismo in Germania o in Gran Bretagna, non in Russia), ma la precedente guerra mondiale voluta dai grandi capitalisti e fabbricanti di armi, la sconfitta e l’assurdo trattato di Versailles avevano affamato il popolo:  i disoccupati erano oltre 6 milioni nel 1932 e c’era una svalutazione alle stelle;  inoltre, a favore dei comunisti, negli anni Venti, c’era il successo della Rivoluzione russa del ’17.  Il popolo (e la piccola borghesia espropriata) preferì ascoltare le sirene naziste che esaltavano il nazionalismo e il razzismo invece degli ideali del comunismo che promettevano uguaglianza e una società senza guerre e senza ricchi e senza poveri.
La storia ci insegna che una rivoluzione violenta può trasformarsi in una guerra civile e durare anni con conseguenze disastrose per tutti:  i trasporti, le fabbriche anche di alimentari, i commerci e le erogazioni della luce e del gas subiranno molte limitazioni.  Purtroppo le precedenti rivoluzioni ci insegnano che laddove un gruppo è abbastanza forte da imporsi su un altro (e nel nostro caso il gruppo che si imporrà sarà quello che ha i mezzi per comprare armi e mercenari, cioè il gruppo dei super ricchi che non vuole perdere le proprietà e i privilegi), lo farà.  Il desiderio di possesso negli uomini è sempre esistito: è espressione di un profondo istinto umano e spesso viene difeso con ogni mezzo.  Chi si illude che il capitalismo cadrà in modo indolore, non vuole capire che i grandi capitalisti non rinunceranno di finanziare e armare i partiti fascisti da sempre guardiani del grande capitale.  Il risultato, dopo la caduta di questo capitalismo, sarà una feroce dittatura fascista e poliziesca in cui gli oppositori verranno subito soppressi o imprigionati.  

POPE FICTION



   È meraviglioso come i media principali di questo paese siano tutti perfettamente allineati nel sostenere quanto stupendo fosse questo nuovo papa. D’altronde si chiama Francesco, come il poverello di Assisi che visse 1000 anni fa; come quello che aveva ricevuto la missione da Dio stesso di riformare la Chiesa e riportarla alla sua originaria povertà; come poter non amare un papa del genere? Ebbene sì, è da amare. Già si sprecano i commenti sulla sua bontà, sul suo sorriso; c’è chi scherza con affetto sul suo accento latino-americano e c’è chi già immagina una Chiesa rinnovata, piena di poverelli in saio scorazzare per le bidonville di tutto il mondo. Come quando morì Giovanni Paolo II, le tv e i giornali fanno a gara a chi più santifica il papa noncuranti, come al solito, degli umori della gente, quella vera, che del papa e della sua cerchia farebbero volentieri a meno.
   Si tratta della solita finzione, sia quella delle tv e dei giornali sia quella della Chiesa stessa. Troppo in crisi per eleggere un papa dalla faccia da dittatore come il precedente ma fin troppo furba per nominarne uno che davvero potrebbe portare cambiamento al suo interno. Papa Francesco I è un conservatore, esattamente come i suoi predecessori e non c’è da stupirsi per questo. Dopo il Concio Vaticano II i papi, primo fra tutti il già santo Giovanni Paolo II, si sono impegnati spasmodicamente nel correggere ogni segno di apertura al mondo della Chiesa e hanno lavorato assiduamente per eliminare ogni vescovo o cardinale minimamente progressista. Ricordiamo, infatti, la soppressione sistematica della teologia della liberazione che proprio in America Latina aveva visto per la prima volta preti e vescovi accanto ai poveri con posizioni “pericolosamente” socialiste e la scomunica di teologi e preti che si avvicinavano a tesi “rivoluzionarie” come, per fare un esempio, l’accettazione degli omosessuali e dei loro diritti (vedi Don Barbero). Dentro la Chiesa Cattolica ormai sono rimasti solo gli integralisti, almeno per quanto riguarda la sua classe dirigente, ed è tra questi che è stato scelto il nuovo pontefice.
   Nonostante prenda il bus e rifiuti la croce d’oro e l’anello Bergoglio è l’espressione di una Chiesa che si sta pericolosamente arroccando su posizioni sempre più chiuse e reazionarie e la cosa peggiore è che moltissime persone, laici compresi, ci stanno cascando (di nuovo) credendo al viso gentile del nuovo papa. Quello che voglio dire è che bisogna fare davvero molta attenzione ad una Chiesa che, in tempi di crisi come questi, si pone come un rifugio e, con la sua carità, schiavizza quelli che chiama poveri con l’unico scopo di mantenere lo status quo. Bergoglio vicino agli ultimi significa carità al prezzo dell’anima, elemosina al prezzo del consenso. Quale mezzo più efficace di dare da mangiare agli affamati per ottenere schiere di seguaci pronti a tutto? La Chiesa non ha alcuna intenzione di contribuire al cambiamento del sistema attuale che ha, anzi, contribuito fortemente a realizzare, e che continua a rendere schiavi gli uomini; essa vuole, invece, che questa schiavitù della povertà, della disoccupazione e della paura, si rigeneri a suo favore. Da millenni fa questo lavoro e oggi più che mai vede terreno fertile negli occhi terrorizzati delle persone che non hanno più certezze e si sentono preda della fatalità della storia che sembra ormai finita e immodificabile.
   Occhi aperti quindi perché il lupo perde il pelo ma non il vizio.

UN ANNO FA: Liberalizzazione del quotidiano: lavoreremo di giorno e consumeremo di notte



È l’ora delle liberalizzazioni. Monti e il governo dei tecnici, sostenuto dal parlamento dei mercenari, sta facendo con diligenza i famosi “compiti a casa” dettati dalla BCE e dall’FMI e per questo si sprecano le lodi dei liberisti di mezza Europa a cominciare da Frau Merkel e dalla sua Germania virtuosa. E allora non ci resta che fare i complimenti al prof. Monti che ha davvero colto nel segno: lo spread cala e le borse reggono botta anche di fronte ai continui declassamenti delle agenzie di rating. Finalmente un po’ di respiro! Sì, una boccata di ossigeno per la finanza e un’ondata di polveri sottili cancerogene per il popolo. Ancora una volta non ci stiamo capendo niente e dietro al termine “liberalizzazioni”, coniato dal potere spietato del capitalismo moderno, si cela un insieme di significati e provvedimenti diversissimi fra di loro ma che hanno tutti uno scopo ben preciso: privatizzare ogni cosa, anche il tempo della nostra vita, le ore e i minuti del nostro quotidiano. Di discorsi sulle liberalizzazioni se ne sono fatti molti: dall’abolizione degli ordini professionali alla deregolamentazione dell’iniziativa privata ma ci sono differenze profonde fra i concetti.
   C’è una grande discrepanza, infatti, tra teorizzare l’abolizione degli albi professionali e, invece, la possibilità di aprire un negozio anche di notte per 24 ore al giorno. Per comprendere la necessità di eliminare in fretta gli ordini professionali basta conoscere le date di quando furono creati gli ultimi tra questi che, guarda caso, coincidono proprio col ventennio fascista: nel 1923, subito dopo la marcia su Roma, è nato l’albo degli ingegneri; nel 1928 è stata la volta dei chimici seguiti dai geometri e ai periti industriali nel 1929. L’albo dei notai e quello dei medici risalgono addirittura all’inizio del secolo scorso, rispettivamente nascono nel 1913 e nel 1910, portando con se i retaggi culturali del lungo ‘800. Indro Montanelli parlando del proprio ordine professionale, quello dei giornalisti, senza mezzi termini e, secondo me, a ragione affermava che “è da abolire. Non ha alcuna funzione, se non quella comune a tutti gli ordini professionali: difendere le mafie di interessi corporativi.” (da “La deriva” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo).
   Per quanto un’eventuale rivoluzione delle professioni corporative sia auspicabile di certo questo ultimo decreto del governo punta a ben altro e l’attenzione di un educatore come me si sposta verso la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali e, soprattutto, alle devastanti conseguenze pedagogiche di un provvedimento del genere che, comunque, ben si inserisce all’interno del credo liberista della concorrenza sfrenata e dell’individualismo privato.
   Nel 2012, infatti, abbiamo meno tempo libero che un secolo fa, e questo poco e prezioso tempo non dedicato al lavoro lo occupiamo per consumare: ci svegliamo la mattina presto, andiamo a lavorare, lo facciamo per molto più di otto ore al giorno e poi ritorniamo a casa, se ce l’abbiamo, e stanchissimi ci mettiamo sul divano e accendiamo la tv che ci dice come imperativo assoluto di uscire a comprare e, allora, appena abbiamo del “tempo libero” ecco che lo occupiamo con questa attività ripetitiva e alienante che adesso si chiama “shopping”. In un momento di crisi economica questo meccanismo del “ben vivere” occidentale rischia di arrestarsi e allora come conciliare giornate lavorative sempre più lunghe e meno pagate con la necessità che i negozi continuino ad essere affollati? Semplice, liberalizzando gli orari di apertura di questi ultimi. Compreremo la notte se non potremo farlo di giorno; compreremo la domenica, cosa che di fatto già accade, se non possiamo farlo durante la settimana. L’importante è che andiamo a comprare! Inoltre questa intelligente misura stimola la tanto conclamata concorrenza: facendosi la guerra fra negozianti della stessa via, giocando a chi resiste più ore sveglio durante la settimana per tenere aperto, sicuramente i prezzi caleranno e i consumatori (ben attenti, non “le persone” bensì “i consumatori”) godranno di questa riduzione e, sicuramente, saranno più felici col portafoglio più pieno.
   Siamo alla follia. Più la felicità si misura in punti di PIL e più distruggiamo la nostra convivenza civile e trasformiamo le nostre città in “non luoghi” di solitudine e problemi privati. È lo stesso liberismo che ci ha portato sull’orlo di questo baratro e non sarà mai il principio che potrà salvarci: urge un cambio di rotta rivoluzionario. Dobbiamo smetterla di osannare la concorrenza come fosse un dio; siamo sicuri che essa sia utile e benefica per l’uomo? Competere vuol dire farsi la guerra; significa tentare di prevaricare il proprio vicino, fregarlo, tentare di essere continuamente più di lui e meglio di lui verso l’infinito. Certo togliersela dalla testa è un compito assai difficile perché sin da bambini, nelle scuole, la concorrenza sta alla base di ogni apprendimento a partire dal sistema dei voti e non solo, le istituzioni scolastiche occidentali sono costruite appositamente per fare in modo che la maggioranza delle persone, a scuola, “impari non solo ad accettare il proprio destino, ma anche il servilismo”(Ivan Illich). Ma un cambiamento è necessario e lo sforzo è d’obbligo.
   Tutto quanto vive in questa Terra lo fa grazie al principio della cooperazione: dalle api ai grandi mammiferi, dal fiore più piccolo all’albero più maestoso tutto si basa sulla logica della cooperazione nella quale un elemento è necessario all’altro per mantenere l’equilibrio della vita. Non è concepibile che l’uomo, che fa parte di questo sistema naturale, scelga di basare la propria esistenza sulla concorrenza che è l’opposto di quanto serve proprio ai fini della vita stessa. Il cambiamento di rotta deve portarci verso la solidarietà e la cooperazione che sono gli unici strumenti per uscire dalla solitudine del mondo privatizzato e per aumentare i punti di felicità invece che i punti di PIL. Sono consapevole della “devianza” che questi ragionamenti rappresentano ma, come afferma il filosofo Edgar Morin, che ammiro profondamente, l’inizio di ogni cambiamento non può che essere necessariamente deviante.
Valentino Paoloni


29 / 01 / 2012

Uguaglianza e non crescita!!



 
 Siamo ad un punto di svolta nella storia umana. Per secoli il modo migliore per aumentare la qualità della vita è stato quello di innalzare gli standard di vita materiale. Ma eccoci giunti al limite di ciò che la crescita economica può fare per i paesi sviluppati. Gli indicatori di benessere o di felicità non aumentano più con la crescita economica. Anche se la salute continua a migliorare nei paesi ricchi, questo non è più legato alla crescita economica. Sappiamo anche che l'incidenza di depressione e ansia è aumentata negli ultimi 50 anni. 

Non solo la crescita economica nei paesi ricchi smesso di creare i benefici sociali che una tempo portava (e continua ancora oggi a portare nei paesi più poveri), ma ora minaccia il pianeta. Siamo quindi la prima generazione obbligata a trovare nuovi modi per migliorare la qualità reale della vita. L'evidenza suggerisce che occorre spostare la nostra attenzione dalla crescente ricchezza materiale all'ambiente sociale e la qualità delle relazioni sociali nelle nostre società. Per i paesi ricchi diventare ancora più ricchi fa poca o nessuna differenza per lcombattere i problemi sanitari e sociali ma, come altre pagine di questo sito chiariscono, i problemi sociali che affliggono molte società ricche sono molto più comuni nelle società più ineguali. Società con piccole differenze di reddito tra ricchi e poveri sono più coese: la vita comunitaria è più forte, i livelli di fiducia sono più alti e c'è meno violenza. La stragrande maggioranza della popolazione sembra beneficiare di una maggiore uguaglianza. 

Si dice talvolta che le società devono scegliere tra una maggiore uguaglianza e crescita economica. Se anche ciò fosse vero,le popolazioni dei paesi ricchi hanno chiaramente raggiunto un punto in cui la scelta razionale diventa l'uguaglianza:  se il nostro obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita evitando ulteriori danni al pianeta, una maggiore uguaglianza renderebbe possibile raggiungere entrambi gli obiettivi, mentre la crescita economica da sola non ne può conseguire nessuno. Inoltre i gli strudi sugli indicatori dei diversi paesi non suggeriscono che una maggiore uguaglianza nuoccia  alla crescita economica. Società più coese godono di un ambiente in cui le imprese possono operare in modo più efficiente e ci sono almeno altrettanti studi empirici che suggeriscono che le società più eque hanno una migliore performance economica di quanti suggeriscono il contrario. Ma, se la questione rimane irrisolta , probabilmente è lecito ritenere che non esista una correlazione robusta tra uguaglianza e crescita. 

Sebbene sia divenuto essenziale ridurre le emissioni di carbonio, la produzione di rifiuti e l'uso delle risorse della terra, questo non significa che ci troviamo ad affrontare il declino economico o la stagnazione. Lo sviluppo di sistemi economici sostenibili richiede dinamicità e rapidità nell'innovazione e nel cambiamento, dedicati per lo più al risparmio di risorse e di energia. 


LA CRISI ECONOMICA HA CAMBIATO IL VOLTO DELLA POVERTA’


LA CRISI ECONOMICA HA CAMBIATO IL VOLTO DELLA POVERTA’ 

Nell’area Ocse, a luglio 2011, c’erano ancora 44,5 milioni di senza lavoro, 13,4 milioni in più rispetto al periodo pre-crisi, e il tasso di disoccupazione è rimasto superiore all’8%, e non lontano dal picco dell’8,8% toccato nell’ottobre 2008.
In Italia, il tasso di disoccupazione a ottobre è salito all’8,5%. Lo ha rilevato, ISTAT (l’Istituto di Statistica), aggiungendo che il tasso di disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 24 anni, ha raggiunto il 29,2%. Si tratta di un aumento percentuale di quasi 9 punti rispetto all’inizio della crisi. Nel 2007 la disoccupazione giovanile era il 20,3%.
In una ricerca fatta in queste settimane, risulta che, oggi, quattro italiani su dieci (42%) sono molto preoccupati per il loro lavoro,  a giugno la percentuale si fermava al 27%.
Prevale la paura e il pessimismo e i più spaventati sono i giovani.  La stragrande maggioranza degli intervistati (il 96%) non pensa che la crisi stia finendo. Per il 2012, solo un italiano su cinque (il 19%) intravede una ripresa economica, mentre uno su tre vede addirittura rischi di peggioramento. E il 49% degli italiani pensa che la situazione economica del proprio nucleo familiare peggiorerà nel corso del prossimo anno, soprattutto chi nella propria famiglia ha vissuto la perdita del lavoro o situazioni di cassa integrazione (84%).
D’altronde queste preoccupazioni sono reali, l’ISTAT rileva che in Italia ci sono 2,7 milioni di persone che, pur essendo disponibili a lavorare, non cercano impiego. Un dato “triplo” rispetto a quello medio Ue, che si aggiunge ai 2,1 milioni di disoccupati (coloro che non hanno una occupazione ma la cercano attivamente).
I sottoccupati part time sono pari a 434 mila unità, l’1,7% del totale delle forze di lavoro.

Anche la percentuale dei giovani precari è sempre in costante aumento dall’inizio della crisi: 42,3% nel 2007, 43,3% nel 2008 e 44,4% nel 2009. Il balzo avanti è ancora più rilevante rispetto al dato del 1994, quando la percentuale di under 25 italiani con un impiego temporaneo era del 16,7%.
Oggi il 46,7% delle persone tra i 15 e i 24 anni che lavorano ha un impiego temporaneo.
Il salario medio in Italia nel 2010 è stato di 36.773 dollari, contro una media dell’Unione Europea di 41.100 dollari e dell’Eurozona di 44.904 dollari. Il salario medio italiano è inferiore a quello della Francia (46.365 dollari), della Germania (43.352) e della Gran Bretagna (47.645).
Proprio in questi giorni, l’ISTAT ha reso noto che è cresciuta la forbice tra retribuzioni contrattuali orarie (+ 1,7%) e livello di inflazione (+ 3,4%). Si tratta del divario più alto dal 1997.
Sempre secondo l’ISTAT, nel nostro paese, è calato il potere d’acquisto delle famiglie, la propensione al risparmio è ai minimi degli ultimi undici anni. La crisi ha lasciato il segno, ci sono meno soldi e meno possibilità di consumi: il potere d’acquisto nel secondo trimestre 2011 è sceso dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% su base annua.
Si tratta del dato più basso dal primo trimestre 2000.
Calano anche i consumi delle famiglie. Da un’indagine, emerge che c’è una stabilizzazione del tasso d’inflazione tendenziale sul valore del 3,4% raggiunto in ottobre. Gli aumenti dei prezzi registrati ad ottobre, derivanti anche dagli effetti dell’aumento dell’IVA, hanno determinato una revisione della stima per il 2011 dal 2,7% al 2,8%.
Nel contempo, aumenta il tempo dedicato alla spesa dalla maggioranza degli italiani. Infatti il 61 per cento confronta con più attenzione i prezzi ed è a caccia alle offerte  “3×2”.
Ci sono situazioni di criticità che continuano ad interessare i consumi alimentari, il 16 per cento dichiara di aver ridotto la spesa o rimandato gli acquisti alimentari.
Peggiorano notevolmente gli acquisti per abbigliamento e calzature (per i quali la spesa è stata ridotta del 51 %). I beni tecnologici hanno avuto una diminuzione del 34 %.
In termini congiunturali, il calo più significativo, ha interessato i beni ed i servizi ricreativi (solo le vacanze hanno avuto un meno 50%).
Poi ci sono gli effetti delle tanto acclamate liberalizzazioni: quasi tutti i prezzi e le tariffe sono cresciuti, alla faccia di chi sosteneva che un mercato più concorrenziale avrebbe favorito il consumatore finale. In molti settori si è passati da una situazione di monopolio pubblico a vere e proprie oligarchie controllate dai privati. Il dato più clamoroso è quello delle assicurazioni sui mezzi di trasporto (Rc auto) che dal 1994 ad oggi sono aumentate del +184,1%, contro un incremento dell’inflazione del +43,3% (in pratica le assicurazioni sono cresciute 4,2 volte in più rispetto al costo della vita).
Come se non bastasse, a settembre 2011 si è toccato il picco più alto degli ultimi 20 anni della bolletta energetica: 61,9 miliardi di euro, pari a un’incidenza del 3,91% sul Prodotto Interno Lordo. Ogni famiglia si trova quindi a pagare una bolletta energetica di 2.458 euro all’anno. L’Italia fa registrare aumenti ben superiori a quelli medi degli altri paesi europei.
Infine, per quanto riguarda il 2012, Bankitalia prevede che la pressione fiscale potrebbe attestarsi intorno al 44%, raggiungendo il suo massimo storico.
Secondo il rapporto 2011 dell’associazione di volontariato cattolico Caritas, i cittadini italiani che vivono in povertà sono 8,3 milioni, pari al 13,8% della popolazione.  Nel 2009,  erano 7,8 milioni (pari al 13,1%).
Dal 2005 al 2010, il numero di giovani che si rivolgono alle associazioni di volontariato è aumentato del 59,6%. Il 76,1% di essi, inoltre, non studia e non lavora.
Uno studio presentato lo scorso 17 novembre dice che metà delle famiglie italiane  “non riesce più a far quadrare i conti”.
Il 15% dei nuclei si trova in maggiori difficoltà e ogni mese deve intaccare i propri risparmi per sopravvivere; il 6,1% è costretto a chiedere aiuti e prestiti.
Per il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, “la povertà è arrivata in un soggetto come la famiglia che fino a quattro-cinque anni fa era il presidio della ricchezza nazionale”.
L’associazione “Save the children” afferma che, dal 2008 ad oggi, sono le famiglie con minori ad aver pagato il prezzo più alto della recessione: negli ultimi anni la percentuale delle famiglie a basso reddito con un minore è aumentata dell’1,8%, e tre volte tanto (5,7%) quella di chi ha due o più figli.
Il prezzo più alto della crisi sembrano pagarlo infatti i minori: sono 10 milioni 229 mila i minori in Italia, di questi, uno su cinque (24,4%) è a rischio povertà, il 18,3% vive in povertà , il 18,6% in condizione di deprivazione materiale e il 6,5% (653.000 ragazzi) in condizione di povertà assoluta, privi dei beni essenziali per il conseguimento di uno standard di vita minimamente accettabile.

fonte: Valerio M.

Lasciamo che la borsa affondi: prepariamo la rivoluzione


Stiamo affondando con una rapidità mai vista.. ma noi che abbiamo capito come stanno le cose sul serio, noi che sappiamo che il debito NON va pagato e il NEOLIBERISMO va sconfitto, dobbiamo accogliere queste notizie NON con l'angoscia di chi non vede via d'uscita perché schiavo del sistema ma CON LA FORZA di chi sa che dopo la notte ci aspetta solo l'alba di un mondo nuovo, con LA SPERANZA di chi ha capito che si avvicina a grandi passi l'ora del riscatto! Non piangiamo per i titoli di Borsa, sorridiamo alla fine di questo sistema monetarista che si sta auto-distruggendo e prepariamo la rivoluzione finale per costruire un mondo LIBERO!
Borsa: piazze europee giù, Milano a -1,6%

"Porterò Benedetto XVI in tribunale"


NEW YORK - L'aveva promesso e lo farà: "Porterò il Papa in tribunale". Ma nel giorno in cui raccoglie la vittoria 1 - "E' caduto un nuovo muro di Berlino" - Jeff Anderson, 62 anni, l'avvocato delle vittime dei preti negli Stati Uniti, l'uomo che scoprì che anche sua figlia fu abusata da un ex sacerdote, pensa per prima cosa alla prossima mossa: una "missione in Italia" per raccogliere le deposizioni dei cardinali Angelo Sodano e Tarcisio Bertone, che lui ritiene responsabile del cover up, della copertura, dell'insabbiatura dello scandalo pedofilia.

Avvocato, la Corte Suprema non accoglie l'appello del Vaticano. Il suo processo più andare avanti.
"E' una grande vittoria, una vittoria enorme. Per la storia degli abusi sessuali dei preti è la caduta del muro di Berlino, la caduta della separazione tra la Germania Est e la Germania Ovest, tra l'Est e l'Occidente... ".

Ma che cosa vuol dire in concreto?
"E' una enorme vittoria legale. Per le vittime di questi crimini è una straordinaria opportunità di avere finalmente giustizia. E di far sì che il Vaticano venga ritenuto responsabile per la sua negligenza: per la sua criminale negligenza. E per il suo ruolo nella copertura dei crimini dei preti".

Eppure non c'è stata sentenza. La Corte si è limitata a non accogliere l'appello del Vaticano.
"Ma è una vittoria enorme che la Corte ci abbia dato il semaforo verde, finalmente il via libera: dopo otto anni di impedimenti sollevati dall'inizio della causa, nel 2002, dopo otto anni di ostacoli".

Davvero a questo punto pensa di portare, come ha annunciato, Papa Ratzinger alla sbarra?
"Sì, questa è una delle cose che faremo. Ma prima cominceremo dal cardinale Sodano e dal cardinale Bertone. Al Papa ci arriveremo. Non voglio certo cominciare da lì: voglio prima raccogliere le loro deposizioni in particolare. Perché loro - uno come segretario di Stato, l'altro come Capo del collegio cardinalizio, sono stati i top guys, i personaggi chiave".

Perché proprio loro?
"Perché nelle loro posizioni sono stati al centro delle coperture per un lungo periodo. Così come lo fu il cardinale Joseph Ratzinger, l'attuale Papa Benedetto, quando aveva responsabilità nella Curia. Lui adesso è il capo supremo e non partirò nell'inchiesta da lui: ma ci arriverò".

Come farà a raccogliere queste deposizioni? Pensa di organizzare degli interrogatori in Italia?
"Sì, dovremo andare in Vaticano, organizzeremo le deposizioni, organizzeremo una missione".

Primo passo, lei dice, Bertone e Sodano. Per arrivare a portare sotto processo il Papa?
"Guardi, cercheremo come ho detto di avere la deposizione anche del Papa. Io non penso che sarà possibile processare il Papa in quanto Papa: ma il Vaticano sì. Per la prima volta avremo la possibilità di fare un processo, qui negli Usa, in cui il Vaticano può essere considerato responsabile nella copertura di quei crimini che sono gli abusi dei preti. E' soltanto una decisione che riguarda un caso ma apre la porta ad altri casi e soprattutto al principio di responsabilità. E questa è la cosa più importante".

Come si è sentito appena avuta la notizia della decisione della Corte Suprema?
"Estasiato...".

da La Repubblica.it
http://www.repubblica.it/esteri/2010/06/29/news/avvocato_vittime_pedofili-5238694/

Primo convegno accademico italiano sul tema dell'omogenitorialità: Università di Bologna.

Da circa un ora si è chiuso il primo convegno accademico italiano sul tema dell'omogenitorialità nella facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna: 

Il numero dei figli che nascono e crescono in famiglie con genitori omosessuali (singoli, o in coppie lesbiche e gay) è in continuo aumento anche nel nostro paese; tuttavia, essere genitori ed essere omosessuali sono caratteristiche spesso ritenute, dal senso comune, difficilmente conciliabili.
Gli interrogativi più controversi: come crescono i bambini in queste famiglie? Si possono ravvisare delle differenze o delle problematiche nel loro sviluppo psico-fisico? E il loro inserimento nelle comunità educative può creare difficoltà e richiede particolari strategie?

Nella mattinata i lavori, attraverso l'intervento di psicologi e psichiatri, sociologi e pedagogisti, hanno dato una risposta a queste domande DATI ALLA MANO!. Hanno presentato il frutto dei loro gruppi di ricerca dimostrando che i bambini che crescono con genitori omosessuali ed in famiglie con genitori dello stesso sesso crescono allo stesso IDENTICO modo di coloro i quali vivono in contesti di genitorialità eterosessuale; Le differenze nello sviluppo psico-fisico nei bambini in questione non esistono se non la loro spiccata capacità di gestire la conflittualità fra pari e la loro apertura a situazioni diverse dagli standard con un grado di ansia molto minore rispetto agli altri. La risposta all'ultima domanda evidenzia invece problematicità elevate: la discriminazione, spesso continua, che, sopratutto a scuola ad opera di compagni e anche (se non sopratutto) dagli insegnanti, si caratterizza come FORTE FATTORE DI RISCHIO per i bambini che crescono in coppie omosessuali.

L'intervento di un avocato e di insegnati ci hanno aiutato a comprendere come NON SIA LA CONDIZIONE DI OMOGENITORIALITA' O IL FATTO DI CRESCERE IN FAMIGLIE CON I GENITORI DELLO STESSO SESSO A COSTITUIRSI COME FATTORE DI RISCHIO PER IL SANO SVILUPPO DELLE PERSONE MA è IL CONTESTO FORTEMENTE DISCRIMINANTE CHE PUò DIVENTARE UN RISCHIO PER LO SVILUPPO DEI BAMBINI! 

Questo a conferma della estrema necessità che il legislatore Regolarizzi le coppie dello stesso sesso allargano l'istituto del MATRIMONIO alle stesse, nella perfetta certezza, supportata da prove scientifiche in ambito sociologico e pedagogico, che la LEGGE EDUCA la massa!! 

Io ho assistito a questo evento storico per il nostro paese ed è stata una gioia vedere genitori omosessuali testimoniare le loro esperienze raccolte dall'associazione "FAMIGLIE ARCOBALENO" che da 5 anni si occupa di riunire e supportare le famiglie di questo genere. Una gioia vedere che, nonostante l'omofobia maggioritaria in Italia, gli omosessuali stanno riuscendo ad entrare finalmente nel dibattito, a testa alta e senza vergogna!

Un piccolo passo avanti per la nostra società, un tassello che è il primo, mi auguro, di una lunga serie che porterà anche in Italia la tutela dei diritti e dei doveri LGBT e la scomparsa dell'OMOFOBIA!

PRETI PEDOFILI, per sapere come stanno le cose: mini raccolta di 25 documenti (articoli e video) che SPIEGANO la VERITA


Che lo scandalo dei preti pedofili arrivasse prima o poi anche in Italia sembrava più che un'ipotesi. Era una preoccupazione latente. Ora, una certezza, visto che le prime denunce sono già partite. Dopo i casi scoppiati negli Stati Uniti nel 2002, quelli in Brasile del 2005, le condanne in Australia nel 2008, il rapporto Murphy sugli abusi in Irlanda nel 2009, e le recentissime inchieste avviate nel 2010 in Germania, Austria e Olanda, la Santa Sede dovrà prepararsi per un nuovo fronte.

1.Sono gli stessi sacerdoti a raccontare vecchie storie di abusi, chiedendo che riaffiori la verità
Papa Ratzinger ha esortato la Chiesa alla trasparenza, ma il Vaticano è preoccupato
Denunce e richieste di risarcimento
ora la Santa Sede teme il fronte italiano
Un libro scritto da un sacerdote anonimo raccoglie gli ultimi esposti alle procure
14-marzo-2010
http://www.repubblica.it/esteri/2010/03/14/news/pedofilia_italia-2648345/

2. L'arcivescovo di Friburgo, Robert Zollitsch, ammette per la prima volta la responsabilità delle diocesi
Hanno coperto le violenze dei preti ma "gran parte dei casi era al di fuori dell'ambito ecclesiastico"
Pedofilia, capo della chiesa tedesca
"Gli abusi nascosti per anni"
21-marzo-2010
http://www.repubblica.it/esteri/2010/03/21/news/pedofilia_capo_della_chiesa_tedesca_gli_abusi_nascosti_per_anni-2802895/

3.L'arcivescovo di Ratisbona in una lettera ai genitori: "Episodi di pedofilia negli anni 50"
Georg Ratzinger: "Non sono a conoscenza di nessun caso". Il 12 marzo la questione in Vaticano
"Abusi nel coro diretto dal fratello del Papa"
Presidente dei vescovi tedeschi andrà a Roma
La Santa Sede: "Prendiamo molto seriamente tutta la vicenda degli scandali in Germania"
5-marzo-2010
http://www.repubblica.it/esteri/2009/11/27/news/irlanda_vaticano_sotto_accusa_ostacolo_il_rapporto_sulla_pedofilia-1821674/

4.il caso esploso in seguito a un reportage shock dell'emittente inglese Bbc
La commissione d'inchiesta sugli abusi denuncia l'ostruzionismo della Santa Sede
Irlanda, Vaticano sotto accusa
"Ostacolò il rapporto sulla pedofilia"
27 novembre 2009
http://www.repubblica.it/esteri/2009/11/27/news/irlanda_vaticano_sotto_accusa_ostacolo_il_rapporto_sulla_pedofilia-1821674/

5.PRETI PEDOFILI: IRLANDA
http://www.youtube.com/watch?v=q320Ty_OlfI

6.BAGNASCO E PRETI PEDOFILI:
http://www.youtube.com/watch?v=q-38h1dD6GY

7.LE IENE: I Penitenzieri
http://www.youtube.com/watch?v=lKhm1PZkqFM

8.PRETI PEDOFILI: testimonianza di abusati disabili
http://www.youtube.com/watch?v=36-GdmQ_UxY

9.PRETI PEDOFILI 1 APRILE 2004: la Chiesa nasconde i preti pedofili (TV LOCALE)
http://www.youtube.com/watch?v=u_BhmBOR1cQ

10.DOCUMENTARIO DELLA BBC: PRETI PEDOFILI
http://www.youtube.com/watch?v=v1n-AA7KS9M

11.PRETI PEDOFILI COPERTI: ANNOZERO
http://www.youtube.com/watch?v=4v7robH_lyc

12.PERCHE’ MOLTI PRETI SONO
PEDOFILI? 
Intervento di uno psicoterapeuta
http://www.cristianesimo.it/pedopreti2.htm

13.Noi vittime dei preti pedofili
di Paolo Tessadri
Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì
(22/01/2009)
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Noi-vittime-dei-preti-pedofili/2059082

14.Preti pedofili: quando c’è il diavolo sotto la tonaca
http://blog.panorama.it/italia/2009/11/20/preti-pedofili-quando-ce-il-diavolo-sotto-la-tonaca/

15.A verona preti pedofili abusano di bimbi sordomuti:
http://libertadipensiero.info/2010/03/23/preti-pedofili-sotto-processo/

16.Pedofilia, ex studente accusa abusi in convento a Bolzano
Crescono segnalazioni nell'area tedesca
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/03/10/visualizza_new.html_1732034504.html

17.PEDOFILIA: PROCURATORE VATICANO,ABOLIRE PRESCRIZIONE PER ABUSI SU MINORI
http://www.asca.it/news-PEDOFILIA__PROCURATORE_VATICANO_ABOLIRE_PRESCRIZIONE_PER_ABUSI_SU_MINORI-901618-att-.html

18.Intervista al canonista monsignor Drigani:
«La segretezza è indispensabile per tutelare vittime e indagato»
http://www.toscanaoggi.it/notizia_3.php?IDCategoria=250&IDNotizia=8234

19.DOCUMENTO DEL VATICANO CHE OBBLIGA A NASCONDERE I CASI DI PEDOFILIA DEL 2001
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/motu_proprio/documents/hf_jp-ii_motu-proprio_20020110_sacramentorum-sanctitatis-tutela_lt.html

20.I veri numeri del fenomeno e le misure della Chiesa nei confronti di chi commette questo crimine
http://www.documentazione.info/article.php?idsez=9&id=412

21.IL VATICANO E I CRIMINI SESSUALI
http://lasibillacumana.wordpress.com/2009/11/13/il-vaticano-e-i-crimini-sessuali/

22.Video che smaschera le gerarchie ecclesiastiche per avere coperto i preti pedofili …
http://fattiemisfatti.com/2009/11/03/crimini-sessuali-in-vaticano/

23.Vaticano, un documento segreto per coprire i preti pedofili
Tratto dal libro di Cosimo Cellammare: “Al di là dei mulini a vento: crimini compiuti in nome di Dio”
http://www.disinformazione.it/vaticano_pedofilia.htm

24.FARNETICAZIONI VARIE: L’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU di Ginevra, ha segnalato in una dichiarazione emessa in una riunione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, che sul problema degli abusi verso minori da parte dei sacerdoti non si può parlare di atti di pedofilia ma di omosessuali attratti da adolescenti”.
http://www.gaywave.it/articolo/vaticano-non-e-pedofilia-ma-efebofilia/7159/

25.Corruzione e pedofilia in Vaticano: per la Santa Sede non c’è alcun problema
La Chiesa non considera grave la corruzione né la violenza nei confronti di minori
Anche alti prelati coinvolti in casi di violenza sessuale
2004
http://vaticano.noblogs.org/post/2007/05/24/corruzione-e-pedofilia-in-vaticano-per-la-santa-sede-non-c-alcun-problema


E MOLTO ALTRO ANCORA CI SAREBBE!!!!!