È meraviglioso come i media
principali di questo paese siano tutti perfettamente allineati nel sostenere
quanto stupendo fosse questo nuovo papa. D’altronde si chiama Francesco, come
il poverello di Assisi che visse 1000 anni fa; come quello che aveva ricevuto
la missione da Dio stesso di riformare la Chiesa e riportarla alla sua
originaria povertà; come poter non amare un papa del genere? Ebbene sì, è da
amare. Già si sprecano i commenti sulla sua bontà, sul suo sorriso; c’è chi
scherza con affetto sul suo accento latino-americano e c’è chi già immagina una
Chiesa rinnovata, piena di poverelli in saio scorazzare per le bidonville di
tutto il mondo. Come quando morì Giovanni Paolo II, le tv e i giornali fanno a
gara a chi più santifica il papa noncuranti, come al solito, degli umori della
gente, quella vera, che del papa e della sua cerchia farebbero volentieri a
meno.
Si tratta della solita finzione,
sia quella delle tv e dei giornali sia quella della Chiesa stessa. Troppo in
crisi per eleggere un papa dalla faccia da dittatore come il precedente ma fin
troppo furba per nominarne uno che davvero potrebbe portare cambiamento al suo
interno. Papa Francesco I è un conservatore, esattamente come i suoi
predecessori e non c’è da stupirsi per questo. Dopo il Concio Vaticano II i
papi, primo fra tutti il già santo Giovanni Paolo II, si sono impegnati
spasmodicamente nel correggere ogni segno di apertura al mondo della Chiesa e
hanno lavorato assiduamente per eliminare ogni vescovo o cardinale minimamente
progressista. Ricordiamo, infatti, la soppressione sistematica della teologia
della liberazione che proprio in America Latina aveva visto per la prima volta
preti e vescovi accanto ai poveri con posizioni “pericolosamente” socialiste e
la scomunica di teologi e preti che si avvicinavano a tesi “rivoluzionarie”
come, per fare un esempio, l’accettazione degli omosessuali e dei loro diritti
(vedi Don Barbero). Dentro la Chiesa Cattolica ormai sono rimasti solo gli
integralisti, almeno per quanto riguarda la sua classe dirigente, ed è tra
questi che è stato scelto il nuovo pontefice.
Nonostante prenda il bus e
rifiuti la croce d’oro e l’anello Bergoglio è l’espressione di una Chiesa che
si sta pericolosamente arroccando su posizioni sempre più chiuse e reazionarie
e la cosa peggiore è che moltissime persone, laici compresi, ci stanno cascando
(di nuovo) credendo al viso gentile del nuovo papa. Quello che voglio dire è
che bisogna fare davvero molta attenzione ad una Chiesa che, in tempi di crisi
come questi, si pone come un rifugio e, con la sua carità, schiavizza quelli
che chiama poveri con l’unico scopo di mantenere lo status quo. Bergoglio
vicino agli ultimi significa carità al prezzo dell’anima, elemosina al prezzo
del consenso. Quale mezzo più efficace di dare da mangiare agli affamati per
ottenere schiere di seguaci pronti a tutto? La Chiesa non ha alcuna intenzione
di contribuire al cambiamento del sistema attuale che ha, anzi, contribuito
fortemente a realizzare, e che continua a rendere schiavi gli uomini; essa
vuole, invece, che questa schiavitù della povertà, della disoccupazione e della
paura, si rigeneri a suo favore. Da millenni fa questo lavoro e oggi più che
mai vede terreno fertile negli occhi terrorizzati delle persone che non hanno
più certezze e si sentono preda della fatalità della storia che sembra ormai
finita e immodificabile.
Occhi aperti quindi perché il
lupo perde il pelo ma non il vizio.
Nessun commento:
Posta un commento